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Questo affresco è dipinto sulla controfacciata, posta
a sinistra della porta d’ingresso.
L’affresco si compone di quattro immagini sovrapposte.
In basso è illustrata una scena di combattimento a cavallo fra
i cavalieri del Tempio e i loro avversari.
Sopra un gruppo di frati templari in abito bianco che si sporge
da una fortezza di fronte ad un leone.
Ancora più in alto è dipinta una nave di templari marinai che
naviga in un mare burrascoso, ma ricco di grossi pesci.
Se alziamo ancora gli occhi vediamo un enorme libro chiuso trattenuto
dagli artigli di un rapace.
La battaglia è l’unica scena che è stata separata dalle altre,
tracciando una spessa striscia color rosso, sotto e sopra, che
ne delimita lo sviluppo. Come per dirci che quello era il fatto,
l’avvenimento storico, il dato da cui dovevano partire. E che
tutto ciò che si vede sopra: il leone, il convento templare,
la nave e i pesci, il libro e il rapace, appartiene a un altro
piano, cioè sono elementi per una riflessione sulla condizione
umana, un commento, un approfondimento, tappe di un percorso
iniziatico, i gradini della scala celeste, una serie di visioni,
non una storia.
Il fascino di queste strisce parlanti, con i marcati contorni
di terra rossa o di nero e il bianco, o le campiture di ocra
gialla e rossa, di azzurrite, da cui emergono animali, architetture,
piante e personaggi, ci induce a fermarci e ad ascoltare. È
un grande racconto per immagini, una sorta di fumettone che
i templari hanno preparato verso la metà del duecento. Un modo
di dipingere popolare che rifugge da pretese puramente estetiche,
che non ambisce a misurarsi con le eccellenze artistiche, ma
che è stato scelto per farsi capire dal maggior numero di persone.
Cerrini S.L'Apocalisse dei Templari
(Milano, 2012)
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